Il volto “amabile” dell'Ordine domenicano: GIORDANO DI SASSONIA

 

                                                                                         

                                                               […] giammai l'Ordine dei Predicatori ebbe un Maestro Generale    

                                                                     più santo, eloquente, più amabile (Mortier, 1948)


                                                                                                                                                                                   

Affabile,benigno,comunicativo,amabile (senza contare le doti di intelligenza e di cultura); realizzatore, dotato di senso pratico e i numeri parlano di lui:in 15 anni di governo fonda 240 conventi. Viaggiatore instancabile dà un forte impulso alla diffusione dell'Ordine domenicano e al suo consolidamento; pare abbia dato l'abito a più di mille novizi. Si dice che risplendevano in lui le virtù di Domenico: certo fu animato di zelo per la salvezza delle anime. Giordano, forse della nobile famiglia dei duchi di Erbstein (altri lo vogliono di origini contadine) è conosciuto universalmente come Giordano di Sassonia. Nasce in Vesfalia nel 1185, studia all'Università di Parigi, dove consegue i titoli di baccelliere in teologia e di Magister artium. Nel 1219 incontra , uno dopo l'altro, le due figure dell'Ordine domenicano destinate ad avere più influenza su di lui: Domenico di Guzman e Reginaldo d'Orleans. E tuttavia entrambi scompaiono presto dalla sua vita: Reginaldo muore a Parigi nel 1220 e Domenico nell'agosto del 1221 a Bologna. Nel 1222 viene eletto Maestro Generale dell'Ordine, primo successore di S. Domenico ( di cui sarà anche primo brillante biografo). Scorrendo le agili biografie a lui dedicate si colgono molti aspetti del suo carattere che lo rendono decisamente attraente: un tratto che lo fa sentire quasi contemporaneo è il suo atteggiamento verso i giovani, la sua capacità di suscitare in essi l'entusiasmo per la verità e di attirarli così verso l'Ordine che alla verità consacrato. Si rivolge particolarmente agli ambienti universitari nei confronti dei quali ha lo stesso fervido interesse di Domenico; sotto di lui sono state fondate tre cattedre universitarie e ben presto i Predicatori conquistano la 1° cattedra all'Università di Parigi destinata a diventare l'università domenicana per eccellenza. Contemporaneamente rende ancor più forti i legami tra l'Ordine e la città di Bologna. Tutte le iniziative di Giordano sono ad alto livello; grandi personalità gli dimostrano amicizia e ammirazione: Onorio III, Gregorio IX, la regina di Francia, Bianca di Castiglia che affida ai domenicani l'educazione di suo figlio il futuro Luigi IX. Con coraggio e semplicità rimprovera Federico II di Svevia per il suo comportamento ostile nei confronti della Chiesa. Ereditata da Domenico anche la naturale propensione per il ministero femminile, Giordano dedica grande cura alle claustrali: egli sente che le monache realmente sono parte dell'Ordine dei Frati Predicatori, per l'identità del fine e dei valori essenziali e ritiene che siano anche partecipanti al lavoro apostolico , mediante la preghiera, e quindi non solo alla medesima vita, ma anche alla medesima missione. E' Giordano che porta a compimento la fondazione del Monastero di S. Agnese a Bologna e si adopera per l'inserimento giuridico delle Monache nell'Ordine, non esitando a rivolgersi a Onorio III per vincere le resistenze dei frati. “Vero animatore della gioventù e direttore di anime elette”, come è stato definito, Giordano ha esplicato in particolare quali doti  nel suo rapporto con la nobildonna Diana di Andalò, già figlia spirituale di Reginaldo prima e di Domenico poi e co-fondatrice del Monastero di S. Agnese. Diana gli è molto cara perché la considera una preziosa eredità lasciata a lui dall'amabilissimo Padre. Diversi studiosi sono concordi nel sottolineare l'importanza del legame tra due anime veramente “elette”: “Giordano la guidò per la via dell'ascesi e della conquista interiore […], le insegnò  che lo sforzo e l'impegno per una vita di perfezione ha senso e valore soltanto se c'è un grande amore che li giustifica” (A. Omedè, 1968). Esprimendosi in un latino quasi classico, molto in anticipo sui suoi tempi nelle sue lettere interviene per “moderare gli eccessi della sua ardente figliola” che dava grande importanza all'aspetto ascetico della vita religiosa. Giordano non ama gli eccessi, né la forme di misticismo e neppure le mortificazioni corporali, perché punta decisamente alla formazione interiore mediante l'assiduo esercizio delle virtù cristiane. Prudenza, moderazione,discrezione sono parole che tornano spesso nelle esortazioni a Diana e alle sue consorelle e questa esortazione alla moderazione costituisce un tratto particolarmente interessante della spiritualità di Giordano che offre argomenti per controbattere le posizioni di chi esasperatamente vede nel Medioevo il periodo della negazione dei diritti del corpo, parte integrante dello statuto ontologico, spirito incarnato. Uomo del XIII secolo, domenicano di razza, Giordano può costituire una guida    molto vicina alla nostra sensibilità. Un capitolo a parte, come si suol dire, meriterebbe poi il tema, affrontato da più studiosi, dell'amicizia tra Giordano e Diana, “fondamento necessario per comprendere la ricchezza e la semplicità dell'insegnamento” di Giordano e riconfermare la sua modernità. Alla tradizione grandemente praticata e predicata fino a tutto il secolo XIV a proposito della positività dell'amicizia farà seguito un atteggiamento negativo, comune a tutto il periodo che va dal XVI al XX secolo, che scoraggiava questo tipo di rapporto nella comunità religiosa e anche tra i singoli. A questo giudizio si oppone l'insegnamento del Concilio Vaticano II, alla luce del quale possiamo ben dire che Giordano e Diana hanno realizzato appieno, nel loro tempo questo nobilissimo ideale dell'amicizia cristiana.