LE RAGIONI DELLA CLAUSURA

Le suore del monastero esprimono il loro punto di vista sulle motivazioni più profonde che stanno alla base della scelta di vita religiosa contemplativa nel mondo attuale, una scelta che, al di là dei modi di sentire personali, ha sempre al centro la persona di Cristo.

Sr. Lidia
Per me la clausura è un mezzo eccellente e, diciamo pure, necessario, per realizzare meglio e più pienamente la contemplazione. Come domenicane è anche un mezzo che ci offre la possibilità di svolgere con maggiore intensità e responsabilità il compito affidatoci dallo stesso san Domenico, di chiedere e ottenere lo Spirito Santo per la missione della predicazione propria del nostro Ordine.
Mi piace poi pensare la vita religiosa contemplativa come un particolare dono di benevolenza del Signore che ci chiama a vivere ogni momento con Lui, anticipando, in certo modo, la vita dei beati in Cielo, lodando e adorando Dio.

Sr. Francesca
Ho avuto la fortuna di ricevere da un amico sacerdote uno scritto di Annalena Tonelli, la forlivese vissuta per più di trent’anni in Somalia dove è stata uccisa,. Annalena ha vissuto una vita intensissima, ricca di iniziative, al servizio degli altri, dei “fratelli più piccoli”; ma nel suo scritto, divenuto tragicamente una specie di testamento  spirituale, accanto al racconto della sua instancabile “attività”, troviamo espressioni che la rivelano come un’anima profondamente contemplativa :”....grido il Vangelo con la mia sola vita e brucio dal desiderio di continuare a gridarlo così fino alla fine...La creatura capace di vivere in Dio è sicuramente un evento di grazia...la vita ha senso solo se si ama...c’è Dio nella celletta della nostra anima che ci chiama...la sua è una piccola silenziosa voce. Noi dobbiamo metterci in ascolto, dobbiamo fare silenzio...ai piedi di Dio...Ci si alza nel nome di Dio, ci si lava, si lavora, si pulisce la casa, si mangia, si lavora ancora, si studia, si parla, si fanno le mille cose della giornata e finalmente ci si addormenta : tutto nel nome di Dio.” Questa lunga citazione ha lo scopo di confermare la natura eminentemente contemplativa della spiritualità di Annalena. Ho scelto lei per tentare di spiegare la mia idea di clausura, piuttosto che una delle grandi figure come Teresa d’Avila o Teresa di Lisieux.
Hortus conclusus, fons signatus. Dal Cantico dei cantici , queste due immagini sono uno dei simboli più belli e pregnanti della dimensione spirituale che contraddistingue la spiritualità della contemplativa. Giardino racchiuso, fonte sigillata : la clausura è il lasciarsi racchiudere nell’abbraccio di Dio; non il chiudersi, ma il lasciarsi racchiudere. E’ questa la “chiusura” che fa si che siano anime sorelle anche anime diverse tra loro per indole, epoca storica, esperienza di vita. Ancora una volta il modello è Cristo racchiuso nel circolo amoroso dell’insondabile mistero della vita trinitaria, uno col Padre in ogni istante della sua vita: eppure così aperto alla sofferenza, ai bisogni degli altri, al dialogo con gli altri. Cristo che annunzia alla samaritana il tempo in cui i veri adoratori adoreranno in spirito  e con questo afferma con forza che l’essenza del culto è quella spirituale nella quale l’essere umano si rinserra per essere incessantemente al cospetto del suo Dio. In questo senso la clausura è il “luogo naturale” della contemplativa : la permanenza all’interno di una struttura muraria, con le occasioni di uscita limitate alle necessità inderogabili di visite mediche e terapie o all’esercizio del diritto di voto, solleva certo la religiosa contemplativa dal contatto con la vita di quel mondo che non è il mondo del Regno, il mondo del divertissement pascaliano, il divergere della vita intesa come sguardo rivolto a Dio senza deflettere. Questa clausura fisica ha già subito mutamenti : sono scomparse le fitte grate, le attuali grate si aprono, si spalancano consentendo il contatto fisico col visitatore nell’abbraccio che esprime amore. Forse subirà ulteriori modifiche in questo terzo millennio, mo non è importante, la vera clausura è quella celletta di cui parla Annalena, in cui parla la piccola voce silenziosa del Dio in cui ci siamo lasciate racchiudere. Ed è quella che non va perduta.

Sr. Caterina
La clausura è come un faro per vivere più intensamente l’unione con Gesù : così è apparsa a me.  Nel confronto col mondo folle di conquiste e di orgoglio, l’obbedienza del chiostro può apparire una supina sottomissione, al contrario essa è la libera e piena accettazione del più arduo dei compiti : seguire i voleri divini, anche nelle prove che certo non mancano, qui come nel mondo. Non vedrà forse mai la claustrale il suo influsso sulle membra del Corpo mistico, ma dal suo cuore di figlia della Chiesa esce una linfa vitale che arriva a tutti i fratelli : è questa simbiosi profonda e misteriosa che ti aiuta a superare ogni ostacolo e ti dona momenti sublimi di vera intimità divina. Ancora oggi chiedo al mio Dio di vivere in pienezza perseverante le esigenze di una vita totalmente donata a Lui e alla salvezza dei fratelli.

Sr. Raffaella
La clausura è un mezzo veramente singolare e originale per giungere alla più nobile aspirazione dell’uomo che è Dio. Originale perché esce dai confini di una logica umana e consente, appunto, di entrare nei sublimi spazi divini; per vivere questo è necessario farne una profonda esperienza interiore attraverso un ricco e costante colloquio con Dio. Provo una gioia profonda nel pensare alla grande missione della vita claustrale che è quella di essere il cuore della Chiesa che presenta a Dio tutta l’umanità con le sue angosce, le sue sofferenze e le sue speranze. E’ un autentico mistero d’amore questa comunione spirituale che si crea nel mondo intero dall’interno di spazi fisicamente circoscritti che solo la fede può illuminare. Infine è molto impegnativo avere la responsabilità della riparazione del peccato attraverso la quotidianità della rinuncia e del sacrificio.

Sr. Anna Maria
“Lasciarsi amare da Dio”
Vita attiva e vita contemplativa vengono solitamente contrapposte, non solo, mentre l’apostolato concreto, sia esso assistenza, insegnamento o missione, rappresentato dalla prima forma di vita religiosa, non pone particolari difficoltà di comprensione, la clausura, una vita umana chiusa fra quattro mura, è inconcepibile al modo di pensare moderno e post moderno.
La questione però non è, e non lo è mai stata nella realtà, tra azione e contemplazione – è chiaro per chiunque che Madre Teresa di Calcutta, Teresa di Lisieux  o Caterina da Siena, per restare nell’ambito religioso, sono sante in egual modo proprio per aver amato Dio ciascuna a modo suo – il problema sta nell’atteggiamento fondamentale dello spirito di fronte al problema di Dio, cioè nel lasciare realmente tutto per l’Unico. Inoltre, e non è un gioco di parole, non esiste vita più attiva e più operativa della pura contemplazione, ossia del “lasciarsi amare” da Dio. Essa impegna al massimo tutto lo spirito nella tensione di cogliere Dio nella realtà intorno a noi, nel vigilare costantemente per decifrare il suo messaggio. Tutto il creato esiste in funzione del Cristo, “pietra angolare scartata dai costruttori” su cui è fondato da Dio. Per noi si tratta solo di riconoscerne la presenza, fatto questo, si partecipa alla vita del Cristo. E’ il dramma umano di oggi e di sempre: fin tanto che non si arriva a varcare la soglia del Cristo morto e risorto per la vita del mondo, si rimane “al di qua”, in una vita smorta e senza speranza. Nessun’altra attività religiosa può dunque essere così importante e assoluta come la contemplazione. Il portare qui la Parola, il farla essere qui, in questa vita, è l’unica cosa necessaria, perché quando essa arriva, si passa dall’esistenza alla vita, si rinasce “dall’alto”, come si legge nel Vangelo di Nicodemo.
Lasciarsi amare da Dio è il lavoro più difficile e affascinante del mondo; capire, sperimentare, intravedere la totalità appagante del suo Bene infinito, significa divenire coscienti che Dio ci ama, in Cristo, con lo stesso identico amore con cui ama se stesso (perché Dio ama il suo prossimo come se stesso); é sapere che già qui, ora, in ogni istante che passa c’è l’Eterno, tutto l’eterno di Dio.