San FRANCESCO COLL Y GUITART (1812-1875)

                      “Un confratello sconosciuto che ci ha lasciato in eredità una significativa testimonianza di santità”

Da una breve ricerca siamo venuti a conoscenza di questa testimonianza di vita veramente luminosa nella storia del nostro Ordine, che quasi sicuramente è  sconosciuta a molti ance fra noi. Il Beato Francesco Coll nacque il 18-5-1812 a Gombreny, nella diocesi di Vich (Barcellona), da Pietro e Maddalena Guitart. I genitori facevano un mestiere molto umile poiché erano poveri cardatori di lana. Era ultimo di sette figli, tre fratelli erano nati da un precedente matrimonio del padre e tre sorelle si fecero religiose. Rimase orfano di padre a soli quattro anni e crebbe molto vispo e obbediente alla madre che dovette affrontare dei sacrifici incredibili. La sua vocazione sacerdotale in erba si manifestò con tanta evidenza già durante la sua infanzia poiché era solito intrattenere i coetanei dopo le funzioni parrocchiali con argomenti religiosi. Entrò quindi su proposta della madre nel seminario di Vich. Date le sue modestissime condizioni fu ospitato in casa Puigsasllosas nel paese di Folgarolas, poco lontano da Vich. Durante gli studi nel seminario di Vich sperimentò quotidianamente la vita del mendicante; per mantenersi agli studi gli fu offerto di insegnare ogni giorno ai bambini l'abbecedario e il catechismo e a mezzogiorno dopo la scuola andava nei conventi a mendicare un piatto di minestra caldo. Le testimonianze ci attestano che le Clarisse glielo davano volentieri perché era molto devoto. Mentre frequentava il corso di filosofia avvertì senza alcuna esitazione di essere chiamato ad essere un religioso e un aneddoto ci narra che mentre percorreva a Vich la via S. Teresa gli apparve un misterioso personaggio che lo esortò a bussare alla porta dell'Ordine domenicano.  Il primo convento che lo accolse con tanta fraternità fu quello di Gerona dove vestì l'abito domenicano il 6/10/1828. Fu un novizio modello tanto che fu proposto precocemente vice-maestro; amava e curava molto l'osservanza della Regola e la devozione al S. Rosario. Intraprese gli studi di teologia a Gerona, ma fu costretto ad interromperli bruscamente nel 1835 per la forzata soppressione dei conventi da parte del governo e dovette fuggire; torno nel paese natio. A Vich trovò di nuovo l'indispensabile appoggio della famiglia Puigsasllosas che gli offerse ancora una volta generosa ospitalità. Fu ordinato sacerdote dal vescovo di Solsona il 28/5/1836 con il titolo di "povertà" e le lettere testimoniali dei superiori dell'Ordine, e celebrò per tre anni la Messa e fece il catechismo nella cappella di San Giorgio.  Nei primi ani di sacerdozio si dedicò intensamente all'ufficio parrocchiale centrando il suo apostolato sull'impulso alle associazioni e alle confraternite, dedicandosi alla cura dei malati e all'attività di catechesi ai bambini. Non sentendosi pienamente soddisfatto decise di cambiare rotta e di dedicarsi maggiormente alla predicazione itinerante insieme ai confratelli, quindi cominciò a percorrere con grande zelo le strade della catalogna ottenendo un incredibile quantità di conversioni. Da Antonio M. Claret ottenne il titolo  di “missionario apostolico” nel 1850 e il primo incarico ufficiale nell'Ordine fu quello di responsabile del Terz'Ordine per la regione della catalogna. Al centro della sua predicazione itinerante vi era la sua forte devozione mariana  poiché sempre non mancava l'immagine della B.V. del Rosario e l'impulso alla recita di questa preghiera; quando doveva predicare un quaresimale o una missione era solito richiedere dal parroco un alloggio privato per sé e i suoi collaboratori e rifiutava qualsiasi ricompensa tranne il necessario per il loro sostentamento. Attirava un gran numero di fedeli, sovente la chiesa parrocchiale non era sufficientemente capiente e doveva predicare in piazza e tantissima gente faceva addirittura dieci ore di cammino per ascoltarlo. Molti facevano la confessione generale. I paesi hanno veramente fame della parola divina, e se trovano qualcuno che parli loro al cuore, si arrendono e cambiano vita. Durante la predicazione itinerante dedicava molto tempo alle confessioni sia generali che private e mostrava sempre un'infinita pazienza verso i peccatori più incalliti ed aggressivi. Al termine della predicazione itinerante trasmetteva sempre questo messaggio; il rosario era la scala più sicura per salire al cielo e per raccomandarne la recita ai fedeli compose ne 1852 un libro devozionale intitolato Hermosa Rosa di cui fece cinque edizioni. Le testimonianze attestano che il beato dispensò la parola di Dio a piene mani in almeno trentadue paesi di Urgel. La sua predicazione contrassegnata dal porre l'accento con voce tonante sulle verità eterne, dal lottare contro i vizi della bestemmia e della profanazione delle feste così diffuse nella sua epoca e sul sacramento della penitenza; una nota che lo caratterizzava  era che portava alla conversione insistendo sulla misericordia di Dio piutosto che sui rigori della giustizia. Sempre docile allo Spirito Santo ebbe nel 1855 istituì la congregazione delle Domenicane dell'Annunziata per rispondere all'esigenza di tante giovani che non potevano farsi religiose per la scarsità di mezzi finanziari; ottenne l'approvazione del vescovo Mons. Antoio Paiau y Termens e del Commissario generale dei Domenicani in Spagna il P. Antonio Orge. La sua opera sembrò subito svanire nel nulla sempre per difficoltà finanziarie così il B. Coll decise di utilizzare per questo scopo tutto ciò che i parroci gli offrivano quando andava a predicare da loro.  Così facendo prima di morire riuscì a stabilirla su 56 case. Nel corso della sua predicazione itinerante praticava il discernimento vocazionale delle giovani e spesso le attirava nella propria congregazione avendone la massima cura spirituale specialmente durante il noviziato e per la loro formazione si avvaleva della collaborazione dei sacerdoti che il vescovo gli metteva a disposizione; le esortava continuamente a praticare la virtù dell'umiltà, della povertà e della castità. Suo motto abituale era: "Tutto per amore di Dio". Le accompagnava da vicino spiritualmente tanto che spesso era solito condividere con loro un'ora di meditazione al mattino e alla sera servendosi di qualsiasi avvenimento per elevare il loro spirito a Dio con sentimenti di adorazione, di ammirazione e di gratitudine. Durante la stesura delle costituzioni si sottopose a particolari digiuni e mortificazioni benché da tempo fosse abituato a portare il cilicio e a darsi la disciplina. Contemporaneamente si prendeva cura del monastero e "beatario" di S. Caterina di Vich, di cui era stato nominato direttore il 30/11/1858 dal vicario provinciale su richiesta delle terziarie domenicane. Finché la salute glielo permise il beato continuò a evangelizzare i paesi e le città della Catalogna con grande successo per il buon gusto che aveva nella scelta degli argomenti da trattare e per la stima di uomo apostolico di cui godeva tra il popolo. Dal 1871 cominciò ad avere qualche problema di salute poiché veniva colpito da attacchi apoplettici, che accettò sempre con tanta serenità sottomettendosi alla volontà di Dio. Il B. Coll morì a Vich il 2-4-1875, giorno del suo onomastico. Fu seppellito nel cimitero urbano. Il 21-12-1888 le sue ossa furono esumate e traslate nella chiesa della nuova casa madre. Paolo VI il 4-5-1970 ne riconobbe l'eroicità delle virtù e il 29-4-1979 Giovanni Paolo II lo beatificò e l'11 ottobre 209 è stato proclamato santo da papa Benedetto XVI.